Cosa c’entrano le fiabe col digiuno (e con le paure da covid)?

Chi mi conosce lo sa, amo cucinare e ancor di più mangiare. 

Ghiottonerie e golosità, sempre naturali e di alta qualità, sono per me quasi la quotidianità. 

Ho un buon rapporto col cibo ma da qualche tempo osservo una sorta di dipendenza. Appena percepisco la minima sensazione di fame, corro a soddisfarla e poi il dolcetto a fine pranzo è una routine a cui la mia mente, (non il mio stomaco, questo mi è chiaro), difficilmente riesce a rinunciare.

Nulla di grave, non sono sovrappeso eppure questa sorta di dipendenza psicologica e di ‘paura di aver fame’ iniziavano a pesarmi.  

Conoscevo il digiuno intermittente e lo praticavo saltando la colazione e lasciando passare tra un pasto e l’altro dalle 14 alle 18 ore ma non avevo mai fatto esperienza di un digiuno vero e proprio. 

E proprio come viene indicato nelle fiabe, così accade nella vita di fare un incontro, succede un fatto che ti apre alla possibilità di cogliere un’occasione e vivere un’esperienza necessaria per la tua crescita ed evoluzione a cui fino a poco prima non avresti mai pensato.

L’esperienza del digiuno mi è venuta incontro tramite una ragazza conosciuta da appena due giorni ma con cui ho sentito subito grande affinità. Mi ha parlato di questi cinque giorni (più alcuni di preparazione e reintegrazione del cibo) dove beveva solo pochi liquidi e ne sono rimasta colpita. Mi ha mostrato il protocollo da seguire, gli integratori alimentari da comprare e nonostante mille dubbi, la spesa anche abbastanza alta, ho sentito che dovevo partire. Non descrivo qui i diversi piccoli segnali, (coincidenze, che tali non sono), che mi arrivavano per darmi forza e per farmi capire che ero sulla strada giusta ma davvero mi sono sentita come il protagonista di una fiaba. 

Spesso gli eroi fiabeschi infatti, lasciano la propria casa, e le proprie comodità (la famosa comfort zone) per raggiungere un obiettivo, per conquistare un ideale o una persona insomma perseguire uno scopo importante per la loro vita. E quasi sempre sono consapevoli di lasciare un porto sicuro per uno insicuro. Sanno che dovranno affrontare delle difficoltà ma saranno alla loro portata? Questa è un’incognita per loro.

Eppure partono lo stesso.

Anche io non avevo idea di cosa sarebbe successo, ma ipotizzavo, o meglio la mia mente ipotizzava uno scenario alquanto grigio. Ero molto intimorita dall’idea di avere fame, di perdere energie e immaginavo di dovermi riposare e sdraiare spesso, di non riuscire a staccarmi dal pensiero del cibo per i prossimi 5 giorni a venire. 

Così ho cercato di eliminare più impegni possibili, di non programmare nulla e ho approfittato di alcuni giorni di vacanza a casa da sola per vivere questa esperienza come un incontro profondo con me stessa, supportata da meditazione ed esercizio fisico, come una sfida per la mia mente oltreché per il mio corpo consapevole che sarebbe stata durissima. 

Gli eroi delle fiabe però non si preparano mentalmente a vivere l’abbandono del porto sicuro creandosi uno scenario così limitante perchè sanno che ciò che immagini a lungo termine condiziona ciò che accadrà. Partono da casa per vivere l’ignoto con leggerezza, fiduciosi che ciò che arriverà è per la loro evoluzione e per raggiungere ciò che anelano.

Il piccolo sarto è partito con un pezzo di formaggio secco e un uccellino in tasca, lasciandosi condurre nel bosco da intuito e leggerezza senza programmi precisi o preoccupazioni per ciò che gli sarebbe potuto accadere.

I musicanti di Brema erano 4 vecchi animali malandati, ma non si sono fatti scrupoli sulla lunga strada da percorrere. Nessuna preoccupazione quale: ce la faremo ad arrivare a Brema? Le nostre vecchie zampe ci supporteranno fino là? E se non troviamo cibo lungo il cammino?

No, non si sono fatte nessuna di queste domande. L’entusiasmo di partire insieme, sfuggire al loro destino era più forte della paura di non sapere a cosa andare incontro.

E ce le vedete Cenerentola, Vassilissa o yen Shen (la Cenerentola cinese) a lamentarsi per i duri lavori domestici a cui erano costrette, per lo scherno ad opera delle sorelle e della matrigna? 

Cenerentola ha un obiettivo chiaro, quello di liberarsi da una vita da serva e vivere felice in una relazione di vero amore, ma vive il processo di giungervi attraversando le difficoltà con grande forza e accettazione. Solo dopo la bufera (e aggiungerei attraversandola e vivendola) giungerà il sole.  Con lo sguardo alto all’obiettivo e nello stesso tempo con il viso chino sulla fatica e i lavori da svolgere.

E la vita spesso premia chi ha visioni lungimiranti, chi non si attiene a valutare e vedere solo ciò che è oggi davanti al suo naso.  

Una visione per me assai confortante che porta luce in un momento storico così buio e complesso come quello che stiamo vivendo a causa della situazione sanitaria ma soprattutto politica di oggi.

Tornando a me e al mio digiuno, io purtroppo non ho seguito l’esempio del piccolo sarto o dei musicanti di Brema e ho immaginato il peggio ma la vita mi è venuta in aiuto quasi subito smontando le mie CREDENZE e le immagini mentali! 

Tutta la stanchezza e la fame che pensavo di avere, già dopo 24 ore, erano pressochè sparite e, ogni giorno macinavo tantissimi kilometri con la mia bici (in pedalata assistita) senza nessun problema! 

Ogni ora che passava ero più incredula di tutte le energie che avevo e l’ottimo stato psicofisico in cui mi trovavo, a dispetto di quanto avevo immaginato!

Allora ho iniziato a chiedermi: quanto la mente riesce a influenzare le mie scelte dando adito a paure e preoccupazioni di cui non posso essere certa?

Quante volte mi creo costruzioni mentali di situazioni che non sono assolutamente reali?

Quindi tutte le volte che provavo fame e che la mente mi suggeriva: aiuto, sto male, mangia subito! Era una mia credenza non un fatto oggettivo!

La mia riflessione poi si è allargata a tante altre paure. Infatti la paura di aver fame e di dover dipendere dal cibo, portandomi magari qualcosa sempre in borsa per sicurezza, sono solo alcune piccole paure. Immaginiamo altre paure più grandi: da quante paure ci facciamo soggiogare, create da nostre credenze o condizionamenti interni o esterni (tramite le informazioni che gli altri ci danno)?

E come sarebbe la nostra vita se non le percepissimo o non le ascoltassimo? 

Il rimando alla situazione attuale ancora una volta è d’obbligo: la paura di esser colpiti da un nuovo virus, la paura di essere contagiati da qualcuno intorno a me, la paura di perdere il lavoro, gli amici, le mie passioni a causa delle disposizioni normative di sicurezza, la paura di non poter scegliere ed essere libero, la paura di non farmi vaccinare e quindi, per alcuni, il rischio di contrarre la malattia.

Quante paure nate dalla nostra mente, dalle esperienze fatte (a cui comunque la mente riconduce conclusioni logiche non sempre vere), dalle informazioni a volte davvero contrastanti che ci danno.. e allora come fare?

Per me l’unica via è quella delle fiabe: partire da casa e affrontare le nostre paure andando così a scoprire le nostre verità. Solo così potremo scandagliare false credenze, verificare se la paura che avevo era fondata o meno, se quella preoccupazione aveva ragione di essere o meno. Il tutto credo debba essere seguito da un grande ascolto interiore e del proprio intuito.

Prima di iniziare questo digiuno di 5 giorni avevo paura, tanta paura della fame, ma mi son detta: se non parto e non vado a conoscere da vicino questa paura come posso valutare di cosa si tratta? Per sentito dire perché ho letto da alcune testimonianze che è fattibile e-o da altre che è un’esperienza tosta? No, solo vivendola in prima persona potrò saperlo. Solo sfidando questa paura, come il piccolo sarto col gigante, potrò aver la prova che sia reale e sapere chi è il più forte, se la paura o me stessa.

Ecco quindi il tema di affrontare l’ombra, le proprie ombre, così necessario alla vita e così caro alle fiabe.

Non esiste protagonista delle fiabe che non debba superare prove terribili, affrontare difficoltà e personaggi invincibili, attraversare boschi misteriosi e oscuri. 

In ogni fiaba che si rispetti, l’incontro del protagonista con l’ombra è necessario per conoscere la paura e tutte le altre forme del male che abitano noi e gli altri, quindi per conoscerci meglio e per acquisire gli strumenti necessari a vincerla. 

Infatti, se sappiamo addomesticare la paura, la rabbia o lo sconforto saremo finalmente liberi! Potrà crollare il mondo, potranno cadere tutte le mie certezze, potranno impedirmi di entrare in qualsiasi luogo o obbligarmi a qualsiasi cosa ma io saprò come reagire, come centrarmi e non essere vittima delle mie emozioni!

Questa è per me la libertà di cui sto facendo esperienza in questi giorni di digiuno!  

E questo processo di centratura, di apprendimento a non reagire e seguire impulsivamente le emozioni o gli stimoli che sento, può essere anche molto lungo.

La Bella addormentata nel bosco ha aspettato in una situazione soporifera 100 anni prima di essere svegliata e salvata!

Il cavaliere della fiaba dei Grimm: Il corvo ha atteso un anno prima di riuscire a raggiungere il suo obiettivo, salvare e sposare la principessa:

-La cosa migliore che puoi fare è di costruirti una capanna qui; da mangiare e da bere non ti manca-. Così si costruì una capanna e ci restò per un anno intero; e tutti i giorni vedeva la principessa passare con la carrozza in cima al monte, ma non poteva salire fino a lei. 

Addirittura nella fiaba dei Grimm, Pollicino chiede di essere venduto dal padre ai briganti, chiede di essere catapultato in una situazione di vita pericolosa e sfidante, sicuro che sarebbe tornato vincente:

Ma Pollicino, udito l’affare, gli si arrampicò su per le pieghe del vestito, si mise sulla sua spalla e gli sussurrò all’orecchio: -Babbo, vendimi pure, tanto ritornerò da te-.

Insomma, le fiabe ci parlano di momenti fondamentali nella vita dove siamo chiamati a stare in una situazione spiacevole o difficile, sempre però con dignità, fiducia e serenità, se vogliamo accedere a livelli di consapevolezza e vedute più ampie. 

Ecco il senso di un digiuno in piena estate, con 5 giorni di vacanze!

Nessuno mi ha costretta al digiuno, eppure ho avvertito la necessità di sperimentarmi, di vincere le mie paure, di addentrarmi in un terreno a me ostico e provare a tenere le redini della mia mente e delle mie emozioni, senza che loro guidassero me. 

Il corpo ha seguito di conseguenza ma ciò su cui dobbiamo avere controllo secondo me è la mente. Da lì partono emozioni e pensieri tossici.

Una volta fatta l’esperienza, munita di tanto ascolto interiore come dicevo sopra, allora e solo allora posso davvero trarre le mie conclusioni: era così tenebrosa quell’ombra o lo era perché la vedevo da lontano e i contorni sfumati me la facevano apparire mostruosa e maestosa? 

Sono riuscita ad avvicinarmi e vederla per ciò che davvero era?

Sono sopravvissuta all’incontro con lei? E se si, come?

Insomma nessuno ci dice o ci insegna a fare esperienze scomode, più spesso ci invitano a mangiare e a bere, a fare esperienze piacevoli, a pensare a cose leggere e divertenti. Esperienze di PIENO, la chiamo io.

 Ma la vita è fatta di opposti, è fatta anche di esperienze spiacevoli, situazioni fastidiose, esperienze di VUOTO, le definirei! Se le rifuggiamo sempre, come riusciremo ad approcciarci all’esperienza del vuoto, come la affronteremo quando arriverà senza preavviso?

Questo appare secondo me evidente nei bambini non abituati a ricevere dei no, a confrontarsi col limite, o mai spronati a fare da soli, ma sempre aiutati a svolgere qualsivoglia compito. Anche loro hanno bisogno di una sana altalena di vuoto-pieno, facile-difficile, divertente-noioso perché questa è la natura della vita stessa, una strada piena di rettilinei e curve.

2 commenti
  1. Francesca Bonzani
    Francesca Bonzani dice:

    Mi ritrovo molto in quello racconti in queste righe. Oggi più che mai moltissimi di noi sono chiamati a stare in una situazione di dolore, sofferenza, paura, in cui perdiamo ogni certezza, la mente collassa, la paura la fa da padrona. Nessuno ci ha insegnato a navigare in queste acque…Anzi, diciamola tutta, tutti i condizionamenti che abbiamo accumulato nel corso della vita da genitori, scuola, istituzioni varie, media, ci hanno programmato per essere incapaci a gestire la rotta a queste condizioni. Siamo soggiogati. Per divenire essere liberi siamo chiamati a spogliarci di queste sovrastrutture pesanti, collegarci all’intuito, l’intelletto superiore, al nostro cuore creativo, soffocato da decenni di tg, talk show, musica e “cultura” costruiti per il depotenziamento umano.

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    • Manuela
      Manuela dice:

      si, proprio così. Occorre spogliarci e scavare dentro noi stessi, chiedere all’intuito, il nostro intelletto superiore come lo chiami giustamente tu, cercare lì le risposte ai nostri disagi e saperci ‘stare’ in quel disagio!
      E le fiabe sono maestre nell’indicarci la via dell’intuito personale!! Hai visto il mio corso Che fiaba sei? li troveresti molti spunti al riguardo!

      Rispondi

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