L’archetipo del Cercatore e molto altro

archetipo cercatore

Da persona curiosa e entusiasta della vita quale sono, ho sempre amato viaggiare. Esplorare posti nuovi, vagare alla ricerca di quell’angolino sconosciuto ma anche viaggiare con i libri, conoscere, studiare. Ha sempre prevalso la curiosità, la gioia della scoperta alla fatica o alla paura dell’ignoto. In me da sempre l’archetipo del cercatore è presente. Questo abito mentale lo vedo ora chiaramente in alcuni dettagli della mia vita mai notati prima. Sono esempi banali ma per me carichi di significato che riesco a rileggere solo ora.

Quando durante le mie vacanze, andavo in spiaggia, sentivo sempre il bisogno di percorrerla tutta, di vedere dove finisse, arrivare al limite di quella spiaggia. La stessa cosa mi capitava quando contemplavo un tramonto sul mare o comunque l’orizzonte: mi son sempre chiesta cosa ci fosse oltre sforzandomi di guardare quella linea tra cielo e mare come un grande mistero.

Negli ultimi anni la mia ricerca si è fatta più interiore. Le fiabe mi hanno chiamata a viaggiare più dentro di me, a cercare i confini e gli orizzonti dentro al mio sé. Continuo ad esplorare le mie spiagge e le mie città interiori con un occhio di riguardo alle mie dinamiche, al modo in cui i miei archetipi guidano le mie reazioni.

Le mie ricerche non sempre mi hanno portato in terre promesse, a volte mi hanno condotta a vicoli ciechi, ad anfratti tenebrosi da cui non sapevo più uscire, ma ogni volta guadagnavo in esperienza, mi confrontavo con la paura, il fallimento, con la mia parte ombra, quella forse repressa che non volevo mostrare a nessuno, ma che in quei frangenti si manifestava con le mie debolezze, i miei attaccamenti egoici, con tutta la sua forza.

E proprio in quei momenti potevo affrontare il mio ‘drago’, come lo chiama Campbell autore de Il viaggio dell’eroe. Vedere finalmente il drago in me e accorgermi che ciò che ho sempre combattuto interiormente altro non era che una parte di me, quella appunto negativa ma senza la quale la mia identità non potrebbe essere quella che è. Come in ogni batteria infatti per poter funzionare, è necessario il polo negativo e quello positivo, allo stesso modo nella vita di una persona sono necessari entrambi i poli.

Mario Pincherle nel suo meraviglioso libro: ‘Archetipi’ aggiunge a mio avviso una precisazione preziosa: non solo i due poli di positività e negatività sono necessari per vivere e manifestare la nostra personalità ma quello che noi chiamiamo negativo non è male in senso assoluto. Bene e male sono accezioni di giudizio che attribuiamo noi mentre, a guardarlo bene, il male, la negatività di ciò che ci accade nella vita è semplicemente ‘bene rovesciato’, dice Pincherle, è ‘bene tenebroso’ cioè quel bene che ti fa crescere ma con durezza e fatica perché ti fa attraversare quel bosco tenebroso pieno di ostacoli e paure. Quindi esiste un bene luminoso e un bene tenebroso. Non esiste nessun male.

Questa visione non più dualista di ciò che ci accade rivoluziona tutto: la nostra percezione di ciò che ci accade nelle nostre ricerche di vita cambia totalmente prospettiva. Ci dà forza e coraggio per proseguire nel cammino delle vie più impervie e continuare a cercare e capire perché siamo qui e qual è il nostro ruolo sulla Terra.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *