Rimedio fiaba: medicina per vivere e per crescere
Narrare o ascoltare storie affascina, diverte, stimola la creatività individuale e collettiva, ma può anche avere una funzione psicoterapeutica. Quest’ultima concezione, per altro, non è un’invenzione del 20° secolo: già nell’antica medicina indù veniva praticata una simile forma di ‘cura dell’anima’. Le persone con problemi di ordine psichico si rivolgevano a un guaritore riconosciuto, e questi sceglieva dal proprio repertorio di fiabe (ricco di centinaia di storie imparate a memoria) quella che gli pareva più adatta alle circostanze e ai problemi del richiedente: la meditazione su tale storia avrebbe aiutato il ‘paziente’ a superare i propri disturbi e conflitti emotivi.
Anche Hillman, riconosciuto psicanalista e allievo di Jung, ha scritto un saggio intitolato proprio: Le storie che curano, adducendo alle fiabe il potere di poter sciogliere grovigli interiori, risanare condizionamenti, risvegliare coscienze assopite.
La fiaba è come uno specchio, silenzioso, riflette subito emozioni e non idee o concetti come fanno altri racconti filosofici analitici o scolastici.
La fiaba trasmette emozioni che non sempre si sanno spiegare, si rivolgono infatti all’emisfero destro del nostro cervello, quello creativo-intuitivo non razionale, ma le viviamo e ne cogliamo il senso anche se non è spiegabile a parole.
Le storie consentono la creazione di immagini interiori da cui scaturiscono idee a cui magari non avevamo mai pensato, dandoci così la possibilità di vedere soluzioni nuove, smantellando vecchie credenze.
Si rivolgono quindi a tutti: sono uno strumento introspettivo e di analisi interiore per l’adulto come uno strumento di lettura e comprensione della realtà nonché di autoconoscenza per il bambino.
C’è però una differenza.
I bambini sono fruitori di fiabe privilegiati perché ancora liberi da condizionamenti mentali, liberi dal dominio della ragione, più aperti alla lettura dei simboli, la loro stessa coscienza è più aperta e rivolta all’essenza delle cose, all’autenticità.
Se il bambino ci chiede: “Ma è proprio vero?” ricordate che le fiabe sono vere in quanto simboli. Non appartengono al mondo immediato che sperimentiamo con i nostri sensi, eppure descrivono un mondo interiore reale, che è quello che sogni.
Questo è dimostrato anche dal fatto che la fiaba è un genere letterario universale, identico in tutte le latitudini del mondo; infatti, pur cambiando nomi e dettagli, le fiabe sono tutte uguali; le fiabe sono monotipiche e i personaggi fanno sempre la stessa cosa perché attingono all’inconscio collettivo per questo si assomigliano pur in diverse culture e tempi. Analizzando per esempio le tante versioni della fiaba di Cenerentola (Vassilissa, Yen Shen e tante altre) ho infatti appurato come l’ossatura della storia, gli archetipi rappresentati, i messaggi profondi sottesi siano esattamente gli stessi. Ciò che variano sono i riferimenti culturali, i dettagli dati dalla cultura e dalla società in cui la storia è stata narrata.
Ma torniamo al concetto chiave che le fiabe aiutano a stemperare le emozioni più forti portando cura e giovamento alle parti più deboli della nostra personalità, facendo un esempio di ciò che accade a me.
Quando avverto senso di ingiustizia, sconforto o rabbia come è successo qualche giorno fa, placo le mie emozioni negative con un ‘RIMEDIO FIABA’ dal titolo: L’orso della luna crescente (racconto giapponese tratto dal libro di Pinkola Estes).
Ne prendo alcune pillole e, mentre ascolto, il rimedio va ad agire dove necessario.
Ed ecco che la fiaba inizia a parlarmi, immagino mi dica:
‘quando non sai da che parte prendere, la tua mente è annebbiata dalle emozioni, il tuo cuore annega in esse, vai sulla montagna, ringrazia gli alberi e gli uccelli che incontri sul tuo cammino e fermati e ricerca la pace.
Poi trova il coraggio di affrontare l’orso che lì vi vive, avvicinandoti gradualmente, offrendogli cibo in dono.
Apriti alla fiducia che tutto è possibile e che, amando senza paura, si può anche superare la ferocia dell’orso e interagire serenamente con lui per fargli la richiesta fatidica del suo prezioso pelo.
E quando ti verrà concesso, portalo alla guaritrice che te lo aveva chiesto, come necessario ingrediente per guarire il marito per poi vederlo gettare da lei nel fuoco!!
Non devi arrabbiarti, sta proprio in quel gesto apparentemente folle l’illuminazione più profonda: nessuno fuori di te può curare tuo marito o la tua collera.. solo tu lo puoi fare guardandoti dentro e imparando dal cammino fatto sulla montagna, i gesti di ringraziamento, dalle attenzioni spese per l’orso, il coraggio mostrato nell’affrontarlo senza scappare’.
In ogni accadimento apparentemente terribile c’è una grande lezione da imparare che trasforma tale dramma in opportunità.
E mi risuonano le parole di Etty Hillesum che scriveva:
‘Tutte le volte che mi mostrai pronta ad accettarle,
le prove si cambiarono in bellezza’.
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